TORINO 5 aprile 2018
Sermig – Arsenale della Pace
Ministero della Pace. Una scelta di Governo.
Le scelte di Governo sono vicine, dopo le elezioni quale prospettiva per il Ministero della Pace?
di Mara Raduano
L’Arsenale della pace di Torino ha accolto il 5 aprile scorso l’iniziativa pubblica “Ministero della Pace, Una scelta di Governo – Le scelte di Governo sono vicine, dopo le elezioni quale prospettiva per il Ministero della Pace?”
Nella cornice quanto mai significativa del “Salone della Pace” si sono confrontati Ernesto Olivero, fondatore del Sermig Arsenale della Pace, Giovanni Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, Carlotta Benedetti, Segretaria generale di Azione Cattolica Italiana, Alfredo Scognamiglio per il Movimento dei Focolari e Nicola Lapenta, coordinatore della Campagna.
Il giornalista Matteo Spicuglia ha condotto il dialogo tra i relatori e i politici presenti in sala: l’on. Francesca Bonomo (PD) e l’on. Stefano Lepri (PD), con l’Assessora Regionale alle Pari opportunità e Diritti, Politiche Giovanili, Diritto allo Studio, Immigrazione , Cooperazione Internazionale, Diritti dei consumatori Monica Cerutti (SeL), il Presidente del Consiglio Comunale Fabio Versaci (M5S), la Presidente della Commissione pari Opportunità del Comune di Torino Viviana Ferrero (M5S) i Consiglieri Comunali Monica Canalis (PD), Fabio Gosetto (M5S).
“La pace avviene quando le armi non saranno più costruite e l’uomo non imparerà più l’arte della guerra” – esordisce Ernesto Olivero. “Abbiamo capito che le armi uccidono 5 volte” – prosegue – “primo: solo perché sono pensate tolgono soldi dalla sanità, dalla scuola, dal cibo; secondo: quelle intelligenze meravigliose che le hanno progettate sono servite alla morte e non alla vita; terzo: quando sparano, uccidono; quarto: preparano la vendetta; quinto: tanti soldati quando tornano dalle guerre impazziscono per le schifezze che hanno visto o compiuto”. Olivero ricorda di aver assegnato il premio ‘Artigiano della pace’ a Don Oreste Benzi nel 50°anniversario del Sermig e conclude: “Siamo quindi molto contenti questa sera di avallare l’idea che ha avuto Don Oreste con i suoi amici per un Ministero della Pace. I momenti sono difficili, sono quasi impossibili però la Fede ci racconta che nei momenti difficili se le cose fanno affidamento maggiormente a Dio, possono avvenire”
Giovanni Paolo Ramonda ha ricordato che nel 2018 la Comunità Papa Giovanni XXIII compie 50 anni e che la scelta della condivisione di vita con gli ultimi ha, nel proprio DNA, la scelta della nonviolenza e del lavorare per la pace. Ha invitato all’approfondimento della Campagna citando il recentissimo studio dell’Università di Padova che, attraverso un sondaggio, ha evidenziato come quasi il 70% degli italiani è favorevole al Ministero della Pace . “La nostra scelta è di partire dal popolo” – afferma Ramonda – “e con umiltà, con tenacia, con costanza, portare avanti questa cultura della pace: iniziare nelle scuole, lavorando con i giovani, arrivare però anche a proporlo alle istituzioni. Siamo nei giorni in cui viene ricordato Martin Luther King, un Apostolo della pace. Noi siamo piccoli però insieme il sogno si realizza”.
“..ho apprezzato il fatto che sia una proposta di intervento strutturale perché su questi temi spesso esistono buone intenzioni, idee e progetti ma c’è bisogno di una cultura del cambiamento”
L’Assessora Regionale Monica Cerutti ha portato i saluti del Presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino e ha dichiarato: “Questa è una proposta molto concreta, che ritengo molto interessante ed ho apprezzato il fatto che sia una proposta di intervento strutturale perché su questi temi spesso esistono buone intenzioni, idee e progetti ma c’è bisogno di una cultura del cambiamento.” La Cerutti ha ricordato che la proposta del Ministero della Pace è in linea con il lavoro che si sta portando avanti a livello regionale: “E’ fondamentale l’attenzione alla persona nelle sue differenze, perché le differenze non siano discriminazione ma siano un valore. Credo che sia da apprezzare il fatto che non ci si voglia rassegnare, perché su questi temi colgo fra le persone un senso ormai di rassegnazione e ineluttabilità: si pensa che tanto il singolo non possa incidere. Certo sono argomenti complessi ma vale la pena iniziare a costruire una cultura che vada in un’altra direzione. Speriamo che questa proposta abbia gambe e noi proviamo a dare una mano.”
Sono giunti all’assemblea anche i saluti della sindaca della città di Torino attraverso il Presidente del Consiglio Comunale Fabio Versaci il quale ha detto di condividere pienamente la proposta dell’istituzione del Ministero della Pace in quanto, nel presente momento storico in cui a pochi chilometri di distanza, nel silenzio assordante, si consuma la violenza della guerra, è necessario sensibilizzare le istituzioni e la popolazione tutta su temi fondamentali come la costruzione della pace. “Prima di venire ho visitato il sito della Campagna: è una proposta ben strutturata; molto interessante anche il sondaggio che è stato fatto e le risposte date dai cittadini. Credo che questo consiglio comunale sia molto sensibile al tema e che ci sia un sostegno totale sia da parte della Sindaca, che di tutto il Consiglio Comunale e saremo al vostro fianco per portare questo Ministero della Pace nella futura legislatura”.
“Vorremmo che il Presidente della Repubblica, che è il garante dei valori e dell’ordine costituzionale potesse sollecitare la sensibilità alla pace come via maestra per questo nuovo governo”
Per comprendere meglio la portata della proposta del Ministero della Pace sono stati brevemente illustrati i compiti e le aree di intervento di cui dovrebbe occuparsi il futuro Ministro della Pace. A parlarne, Nicola Lapenta coordinatore nazionale della campagna, il quale ha evidenziato l’attuale mancanza di una visione politica unitaria sul tema della pace sottolineando che un ministero dedicato potrebbe essere quella risposta necessaria per muoversi in maniera coordinata nel perseguire questi importanti obiettivi: gestire i conflitti sociali, promuovere la difesa civile, attuare politiche di disarmo, tutelare i diritti umani, qualificare i programmi di istruzione, contrastare la violenza sociale. Le sei aree di intervento in cui si articola il progetto vanno dalla tutela dei diritti umani, alla mediazione sociale e giustizia riparativa, dalla difesa civile non armata e nonviolenta, al disarmo, passando per la riconversione delle industrie armiere, la qualificazione delle politiche di istruzione verso la costruzione della pace e il contrasto alla violenza sociale. Su ciascuno di questi temi gli enti promotori della Campagna hanno approfondito da molti anni studi e maturato sul campo buone prassi; desiderano pertanto che queste esperienze non rimangano appannaggio del terzo settore ma diventino patrimonio da far fruttare per il bene comune in ambito pubblico.
“Ciascuno di noi è chiaramente importante per questa campagna – ha ricordato Lapenta lanciando la proposta di sottoscrivere sul sito www.ministerodellapace.org la lettera al Presidente Mattarella . “Vorremmo che il Presidente della Repubblica, che è il garante dei valori e dell’ordine costituzionale” – ha concluso- “potesse sollecitare la sensibilità alla pace come via maestra per questo nuovo governo”.
“Quali sono i frutti dell’ eventuale pace? Lavoro per tutti, possibilità di cura per abbienti e meno abbienti, che tutti i bambini vadano a scuola: la pace è quasi impossibile, ma noi abbiamo sfidato l’impossibile.”
Ernesto Olivero ha commentato: “Bisogna capire che una proposta nuova è molto difficile. Scalare l’Everest è una cosa molto difficile, ma non impossibile. Se uno vuole scalare l’Everest deve veramente prepararsi fisicamente, psicologicamente. Se noi vogliamo arrivare a scalare l’Everest bisogna capire gli sforzi da fare.
Quali sono i frutti dell’ eventuale pace? Lavoro per tutti, possibilità di cura per abbienti e meno abbienti, che tutti i bambini vadano a scuola: la pace è quasi impossibile, ma noi abbiamo sfidato l’impossibile.”
“Potrebbe essere di competenza del Ministero della Pace, non del Ministero della Difesa, decidere quante armi si devono produrre e a chi si devono vendere”
Sul disarmo è intervenuto Alfredo Scognamiglio per il Movimento dei Focolari citando il libro di Igino Giordani “L’inutilità della Guerra”. Il sogno che spinge a impegnarsi concretamente è quello che le fabbriche di armi siano tutte riconvertite in fabbriche di pace, in ambienti in cui si costruisce qualcosa di buono per l’umanità.
“Vorremmo che si prendesse atto che in Italia abbiamo la legge 185 del 90 che disciplina la produzione e la vendita delle armi: è una legge conquistata dal Movimento pacifista italiano, fu all’avanguardia in Europa. Ci sembra che il Ministero della Pace potrebbe curare l’applicazione di quella parte della legge continuamente disattesa. Si prevedeva infatti l’istituzione di un fondo per lo studio e attuazione di politiche per la conversione delle Industrie armiere. Questo fondo in 28 anni non è mai stato finanziato. Potrebbe essere di competenza del Ministero della Pace, non del Ministero della Difesa, decidere quante armi si devono produrre e a chi si devono vendere”. Scognamiglio ha ricordato gli enormi interessi economici in gioco in questo settore ma ha anche ricordato la necessità che il denaro pubblico sia impiegato veramente per il bene comune e non per fomentare conflitti armati nel mondo: “Non siamo contenti che il PIL aumenti a causa della produzione e vendita di 28 eurofighters al Quatar”
Carlotta Benedetti, Segretaria generale di Azione Cattolica Italiana, ha poi affrontato il tema dell’educazione affermando l’urgenza per tutte le agenzie educative di combattere ogni forma di violenza, a partire da quella verbale, di educare bambini, giovani e adulti al dialogo dialettico e all’individuazione e risoluzione positiva dei conflitti partendo dal rispetto reciproco e dalla difesa dei più deboli.
“Azione Cattolica fin dall’inizio ha accolto con gioia la campagna perché veramente crediamo che oggi il Ministero della pace possa portare al centro questo tema facendo fronte comune per attuare delle politiche, in materia di istruzione, che siano improntate non solo al rifiuto della guerra e della violenza ma anche alla promozione di una pace attiva di cui i giovani siano protagonisti. Occorre ricordarci che per avere ragione non è necessario alzare i toni e soprattutto non è sempre necessario averla vinta in un discorso. La pace può essere davvero affare di tutti”.
Il substrato culturale ed esperienziale da cui prende vita la proposta del Ministero della Pace è la condivisione diretta di vita con le popolazioni coinvolte in contesti di tensione sociale e conflitti armati in varie parti del mondo
Nel suo secondo intervento, Ramonda ha ribadito che il substrato culturale ed esperienziale da cui prende vita la proposta del Ministero della Pace è la condivisione diretta di vita dei membri della Comunità Papa Giovanni XXIII con le popolazioni coinvolte in contesti di tensione sociale e conflitti armati in varie parti del mondo.
Ha ricordato i missionari laici presenti da oltre vent’anni nell’attuale dittatura del Venezuela, i missionari che in Bangladesh e a Baghdad stanno facendo esperienza della violenza dell’estremismo religioso o che in Colombia stanno affiancando la comunità di pace di San José de Apartadó nella resistenza civile con gli strumenti della nonviolenza alla guerra e allo sfollamento forzato. Ha infine evocato la condivisione di vita dei membri della Comunità Papa Giovanni XXIII nel campo profughi di Tel Abbas, al confine con la Siria, da cui è partita l’esperienza dei corridoi umanitari in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio, con la Comunità Valdese ed oggi con la CEI.
“Questa proposta nasce dal sentire sulla nostra pelle quello che vivono queste popolazioni e quindi è una proposta seria, una proposta convinta che tiene conto del grande patrimonio culturale lasciatoci dalle lotte civili e nonviolente dei nostri padri in merito al servizio civile come opzione alternativa per servire il bene comune ”.
Prosegue Ramonda: “Questa proposta è un tornare alle radici; diceva bene Don Oreste: da quando l’uomo esiste sulla terra ha sempre organizzato la guerra, è arrivata l’ora di organizzare la pace. Ma questa è una svolta culturale, un’inversione a U in cui dobbiamo credere lavorando insieme, in rete, in sinergia.
Questo è il tempo della comunità civile, del vivere insieme, della socialità e della responsabilità verso il bene comune per un passaggio dall’io al noi.”
E conclude: “Noi non molleremo, saremo tenaci su questa proposta di un Ministero della Pace: non sappiamo quando arriverà ma siamo convinti che tutti insieme ce la faremo”
In che misura questa proposta sia concretizzabile lo ha chiesto Matteo Spicuglia ai politici presenti in sala.
“La mia presenza qui è segno del fatto che sia una proposta che dobbiamo portare avanti” – On. Francesca Bonomo
L’Onorevole Francesca Bonomo ha esordito dichiarando che, per quanto questa proposta possa sembrare difficile o impossibile da attuare, è essenziale partire per strutturare un percorso e cercare insieme soluzioni alternative alle politiche fin qui attuate. “La mia presenza qui è segno del fatto che sia una proposta che dobbiamo portare avanti.
Credo anche molto nell’aspetto educativo ed ho lavorato in questi cinque anni per rendere il servizio civile un percorso universale che miri ad offrire a tutti i ragazzi l’opportunità di essere cittadini attivi che rispondono concretamente in maniera nonviolenta e responsabile al bene comune. Per rendere possibile tutto questo è necessario creare un movimento forte, un movimento che dal basso possa sostenere questo desiderio di pace e far sì che le istituzioni prendano in considerazione questi temi come vie normali di fare politica e non vie straordinarie, come sembrano essere per noi oggi”.
La consigliera comunale di Torino Monica Canalis ha ringraziato per la Campagna e ha sottolineato l’importanza delle altre proposte politiche che la Comunità Papa Giovanni XXIII ha rivolto in campagna elettorale ai candidati di ogni schieramento attraverso la pubblicazione “Per una società del Gratuito”. “Per Nutrire la pace sicuramente sono necessarie delle azioni culturali sul nostro territorio ma parimenti è necessario un aumento del nostro intervento sulla cooperazione allo sviluppo.” Un secondo aspetto sottolineato dalla consigliera è stato quello della necessità di andare verso una riduzione delle spese militari attraverso politiche europee che ne consentano la razionalizzazione.
“Considero la pace come una priorità per tutti, come una costruzione di pace: noi dobbiamo diventare costruttori di pace ognuno per quel piccolo impegno che ha nella vita quotidiana e nella vita delle istituzioni” questo il commento della Presidente della Commissione pari Opportunità del Comune di Torino Viviana Ferrero che ha sottolineato la grande responsabilità dei paesi ricchi negli equilibri politici mondiali e nelle condizioni di vita dei paesi poveri verso i quali è necessario costruire ponti attraverso l’attenzione alla equa distribuzione delle risorse e dei diritti.
Una Consulta per la pace a livello comunale – Cons.Fabio Gosetto
Infine il Consigliere Fabio Gosetto si è detto molto favorevole all’iniziativa e sensibile al tema richiamando l’art 11 della Costituzione “L’Italia ripudia la guerra per la risoluzione dei conflitti internazionali”. Dopo aver rammentato con amarezza come purtroppo l’Italia non abbia firmato nel 2017 la risoluzione delle Nazioni Unite per l’abolizione delle armi nucleari, Gosetto ha lanciato la proposta di istituire a livello comunale una Consulta per la pace richiamando il valore della spiritualità come strumento necessario al raggiungimento di obiettivi così elevati a partire dalle relazioni interpersonali tra i politici stessi chiamati a rappresentare le istituzioni.
Gli interventi dal pubblico infine hanno richiamato da un lato la dimensione della necessaria condivisione universale delle risorse a livello globale, come valore fondante della solidarietà e reciprocità tra esseri umani, e dall’altro il tema della violenza presente in maniera massiccia nei mezzi di comunicazione quali televisione, cinema, socialnetwork e videogiochi.
Matteo Spicuglia ha concluso la serata evidenziando la ricchezza degli spunti proposti dai vari interventi e ha commentato che questa Campagna può essere colta nella prospettiva di un cammino che inizia, un’opportunità per completare con ulteriori contenuti la proposta del Ministero della Pace, auspicando che divenga davvero una scelta attuativa del prossimo Governo.