Ministero della Pace, una scelta di Governo.
Incontro pubblico alle ore 21.00 di venerdì 8 giugno, presso la Domus San Giuliano in Via Cincinelli, 4 Macerata
Venerdì 8 giugno alle ore 21.00, nella sala Rossa della Domus San Giuliano si è tenuto un convegno con alcune delle maggiori autorità locali e non. Il giornalista Vincenzo Varagona ha mediato l’incontro che si è concentrato sul profondo tema della pace e in particolare sull’istituzione del suo Ministero.
Il mediatore si è soffermato inizialmente sull’importanza di interpellare la città di Macerata riguardo un tema così delicato, specialmente dopo gli eventi dello scorso febbraio e ha stimolato i presenti con questioni specifiche: “come può una comunità organizzarsi per lavorare sulla costruzione della pace?”, “la pace è scontata?”, “c’è realmente bisogno di un’istituzione del genere?”.
Sul tavolo inizialmente si sono seduti il coordinatore della campagna, Nicola Lapenta, il Questore di Macerata Antonio Pignataro, il Sindaco di Macerata Romano Carancini, e il Vescovo di Macerata Mons. Nazzareno Marconi. Quest’ultimo ha sottolineato quanto sia importante che la Chiesa venga coinvolta per la lotta contro la violenza, ricorrendo all’immagine dell’ulivo come pianta della pace: robusto, può crescere nei campi più difficili ma necessita di tempo e pazienza. Il sindaco è intervenuto con un preciso appello a recuperare l’identità di città della pace, affermando che le fondamenta sono solide e non sono rotte, ma bisogna ancora raccogliere dei cocci. Ha invitato inoltre i cittadini presenti a fare un esame di coscienza, a urlare di più e a farsi sentire maggiormente, senza nascondersi. Il questore Pignataro, ricordando l’espressione di papa Giovanni Paolo II “mai più guerra”, ha espresso la propria fiducia nella costruzione di questo Ministero, che è un progetto vivo nell’aria e che si colloca in una situazione di miglioramento civile. In seguito Nicola Lapenta ha mostrato i punti fondamentali del progetto, partendo dal presupposto che la pace non è utopica, non è teorica e che quando tra le persone avviene un incontro, già si può parlare di un luogo ed un tempo certi dove la costruzione della pace può avvenire.
La campagna è stata lanciata lo scorso 19 dicembre ed è promossa da 19 realtà diverse. Lapenta ha proseguito illustrando le aree di movimento: la mediazione sociale e la giustizia ripartiva attraverso iniziative di rieducazione; la difesa civile non armata e nonviolenta, citando l’impegno delle associazioni, il servizio civile ed i corpi civili di pace; la politica del disarmo, vista anche come riconversione dell’industria bellica; la tutela dei diritti umani; la qualificazione delle politiche di istruzione per avviare i minori e gli adolescenti a valori pacifici; il contrasto alla violenza sociale nella veste protettiva e istituzionale. Infine ha concluso il suo intervento affermando nuovamente che la società civile è pronta a supporre la pace come obiettivo concreto, proponendo l’istituzione di un osservatorio indirizzato alla violenza sociale.
In seguito si è dato spazio alle testimonianze e sul tavolo hanno preso posto il Presidente dell’Azione Cattolica di Macerata Francesco Garbuglia, Silvio Minnetti come rappresentante del Movimento dei Focolari, Michelangelo Chiurchiù presidente di Cesc Project e Stefano Paoloni, della Comunità Papa Giovanni XXIII e responsabile per l’associazione della zona “Marche Sud – Abruzzo”
Francesco Garbuglia ha inizialmente riportato alcuni dati riferiti alla situazione attuale: il Ministero dello sviluppo economico spende, tra le risorse dedicate alle imprese, il 70% per le industrie belliche. Riporta anche che l’indice globale di pace positiva preannuncia la diminuzione dei conflitti e afferma che l’Azione Cattolica promuove il ministero occupandosi della formazione nonviolenta indirizzata in particolar modo ai giovani: “Al conflitto si può e si deve rispondere con il dialogo”. Conclude poi il suo intervento riprendendo le parole del Papa nell’Evangelii Gaudium, sottolineando l’aspetto “profetico” dell’affermazione: “La pace sociale determinerà il futuro della società”.
Silvio Minnetti, citando la fondatrice del Movimento dei Focolari Chiara Lubich, si sofferma sull’importanza dell’unità lungo la strada per costruire la pace. Il suo intervento poi slitta nell’area politica ricordando le leggi che vietano la vendita delle armi nei paesi in guerra e l’articolo 11 della nostra Costituzione, dove viene riportato che l’Italia ripudia ogni forma di guerra.
Michelangelo Chiurchiù rappresenta la realtà del servizio civile e dell’obiezione di coscienza. Si è soffermato inizialmente sulla gravità della situazione odierna e sul fatto che nessuno parli veramente di violenza in una società dove vigilano paura e indifferenza. Secondo il presidente del Cesc Project costruire una cultura di pace ha due strade: la politica e la nonviolenza. In seguito, citando Aldo Capitini, ha affermato che è un dovere civico contribuire a questa lotta, anche attraverso semplici servizi sociali. Il servizio civile è un’opportunità per difendere la patria con responsabilità, intrecciando nuove relazioni con l’altro ed anche esponendosi alla violenza altrui: solo così può nascere il dialogo.
L’ultimo intervento è stato quello di Stefano Paoloni, che ha inizialmente spiegato la nascita della Comunità Papa Giovanni XXIII fondata nel 1968 da don Oreste Benzi, che coinvolgeva i giovani al servizio con i portatori di handicap e i malati mentali. Don Oreste interagiva con chi comanda e camminava con gi ultimi.
Il Ministero della Pace nasce dove sono i più fragili, dove c’è conflitto: “I poveri non si possono permettere di scegliere, il primo passo deve venire da noi e serve l’impegno di tutti”.